DOMANDE FREQUENTI SULL'ORGANETTO
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Qui trovate le risposte ai più comuni dubbi e interrogativi sull'organetto. Per esigenze specifiche, scriveteci!
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Vorrei comprare il mio primo organetto. Consigli per l’acquisto?
Comprare un organetto nuovo può comportare una spesa variabile da poche centinaia di euro fino a oltre le due migliaia, a seconda del tipo, del modello e delle caratteristiche. A parità di qualità costruttiva un due bassi costa meno di un otto bassi, ma ci sono anche “du’ botte” artigianali, particolarmente curati, che costano molto di più di certi otto bassi di tipo economico.
In linea di massima, se si può spendere, sarebbe meglio orientarsi su un organetto di fascia medio-alta, possibilmente con voci “tipo a mano” perché quelle normali si scordano rapidamente (e non c’è niente di peggio di un organetto con le voci stonate).
Per capire se un organetto è di buona qualità, conviene osservarne le rifiniture: un traforo male intagliato, i tasti non perfettamente allineati tra loro, un mantice con sbavature di colla e perdite d’aria, sono alcuni segnali di scarsa cura costruttiva.
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Si può risparmiare sul prezzo?
Trattandosi di uno strumento musicale, la regola è sempre la stessa: se costa poco, dura poco.
Un discreto risparmio c’è se si compra l’organetto dal costruttore. I negozi infatti applicano sul prezzo di fabbrica (Iva compresa) un ricarico che può andare da un minimo del 15% fino a oltre il 30%. Andare a comprare in fabbrica comporta però la spesa del viaggio, che può essere notevole se si è molto lontani dai luoghi di produzione (Marche, Abruzzo). Per cui certe volte può essere quasi più conveniente comprare in un negozio di strumenti della propria regione (al Sud ce ne sono molti specializzati in fisarmoniche e organetti).
Un'altra possibilità di risparmio è quella di scegliere uno strumento con due voci al canto, cioè senza registro (il cosiddetto “cambiavoce”). Ma attenzione: salvo alcune eccezioni (ad es. Castagnari) spesso i costruttori utilizzano due voci (di tipo economico) solo per i modelli più scadenti, che non hanno il giusto rapporto qualità/prezzo.
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Si può comprare a rate?
Di solito i negozi di strumenti musicali vendono qualsiasi cosa a rate, quindi anche gli organetti. Trattandosi di “credito al consumo” occorre fare attenzione al tasso d’interesse praticato. Prima di accettare la proposta di rateizzazione del negozio, è sempre meglio valutare l’alternativa di un prestito bancario personale.
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Conviene l’usato?
Organetti di seconda mano si trovano ormai dappertutto: nei negozi stessi, nei settimanali di annunci di compravendita, nei siti web (Ebay, ecc.).
Chi vende in genere ha sfruttato al massimo lo strumento, oppure non ne è soddisfatto; per cui non sempre si trovano strumenti suonabili, ma con un po’ di fortuna ci si può imbattere in vere e proprie occasioni, come nel caso di organetti praticamente nuovi venduti dai proprietari per inutilizzo.
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E’ possibile noleggiare un organetto?
Alcune scuole di musica (poche, per la verità) e negozi di strumenti musicali, forniscono organetti a noleggio. Di solito, però, si tratta di strumenti che sono già passati per molte mani e possono avere qualche problema con la meccanica delle tastiere (soprattutto ai bassi) o con l’accordatura.
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Che tipo di organetto comprare?
Sulla scelta giocano tanti elementi: le preferenze estetiche personali, l’associazione di un determinato tipo di organetto con una tradizione familiare o della zona di appartenenza, l’esigenza di una maggiore semplicità d’uso o di una estensione delle possibilità melodiche ed armoniche dello strumento, le preferenze in materia di repertori e generi musicali, ecc.
Alcuni suggerimenti si possono comunque dare:
1) Se ti piace più che altro suonare brani tradizionali dell’Italia centrale e/o meridionale e il repertorio popolare di ballo liscio, allora il tuo strumento è il due bassi (meglio ancora sarebbe il quattro bassi);
2) Se invece preferisci spaziare tra i vari repertori tradizionali regionali italiani, ti conviene optare per un otto bassi, che consente comunque di affrontare anche il repertorio di balli classici da sala;
3) Se sei interessato a suonare musica tradizionare irlandese, l’organetto dovrà avere la specifica intonazione della tastiera del canto in uso in Irlanda: La prima fila di bottoni è in tonata un semitono più in basso della seconda fila (ad es. SI/DO o DO/DO#);
4) Se ti interessa suonare musica tradizionale francese, potrai tranquillamente utilizzare un otto bassi standard;
5) Se sei appassionato alla musica balcanica… sarebbe meglio pensare a una fisarmonica a piano… ma una buona alternativa può essere un 12 o 18 bassi con tre file di bottoni al canto e i vari diesis/bemolle nella terza fila.
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E’ meglio un organetto di legno massello o rivestito con celluloide?
Il materiale con cui sono costruite le casse dell’organetto non influisce nè sul volume né sul timbro del suono, caratteristiche che invece sono influenzate principalmente dal tipo di ance (voci) utilizzate, da quante ance suonano contemporaneamente, da come sono realizzate e montate le soniere, e dal rapporto tra dimensioni delle casse stesse e volume d’aria del mantice.
Pertanto la scelta tra legno massello e compensato rivestito di celluloide colorata dipende essenzialmente dal gusto personale del suonatore.
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Qual è la migliore tonalità per un organetto?
Se si compra l’organetto in fabbrica, si può scegliere di intonarlo come si vuole, nell’ambito dei 12 semitoni della scala cromatica. Ovviamente i costruttori tendono a standardizzare il più possibile le tonalità perché così si semplifica e si velocizza la fornitura delle ance e la costruzione delle soniere.
Da parecchi anni l’intonazione standard, per gli otto bassi, è SOL/DO (essendosi rivelata la più richiesta in Francia e in Italia, che rappresentano i maggiori mercati dell’organetto), ma occorre ricordare che fino alla fine degli anni ’70 l’intonazione tipica dell’otto bassi italiano era LA/RE.
Anche l’intonazione in FA/SIb era diffusa fino a qualche decennio fa nel nostro Paese, sia per l’otto bassi che per il dodici bassi (a 2 file).
Per il due bassi esiste da sempre una maggiore varietà di tonalità: le più utilizzate sono senz’altro DO e RE, seguite da Sib e SI. Più rare le intonazioni in LA, SOL, FA e FA#.
L’intonazione prevalente del quattro bassi, fino a poco tempo fa, era in FA, FA# o in SI. Attualmente le tonalità più richieste risultano il SOL e il DO.
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Meglio un organetto con il “cambiavoce” o senza?
Se l’organetto ha il “cambiavoce” (registro che inserisce e toglie la terza voce delle note del canto) si hanno più possibilità di variare l’intensità e il timbro del suono, a seconda del brano che si esegue.
Spesso, però, si tende a suonare la musica tradizionale col registro aperto, ossia con tre voci, per dare più corpo e volume allo strumento (soprattutto col due bassi). In questo caso il cambiavoce viene utilizzato solo al 50% delle sue possibilità.Tuttavia, se l’organetto è suonato prevalentemente all’interno di un complesso musicale, può tornare utile eseguire i brani con il registro chiuso (2 voci), per non coprire eccessivamente il suono degli altri strumenti.
Pertanto, dal punto di vista musicale, conviene senz’altro un organetto con 3 voci e cambiavoce.
Di contro va tenuto presente che l’organetto senza cambiavoce, avendo solo due ance per ogni nota della tastiera, pesa di meno ed è più compatto. Questo può rivelarsi utile soprattutto con strumenti a 8 e a 12 bassi, se si è disposti a sacrificare un po’ di volume per avere un organetto più leggero e soprattutto meno costoso.
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Per suonare saltarelli e tarantelle devo avere il due bassi? O posso usare anche l’otto bassi?
Il due bassi è stato inventato per suonare specificamente le musiche da ballo dell’Italia centrale e meridionale, ed è quindi l’organetto più adatto a questo scopo. Saltarelli e tarantelle si possono suonare anche con il quattro bassi, che in alcune zone del nostro Meridione (Campania, Basilicata) è preferito rispetto al due bassi.
Con l’otto bassi si hanno più difficoltà di esecuzione, perché lo strumento standard ha una tastiera del canto strutturata per eseguire i brani prevalentemente con la tecnica “di mantice”, cioè diteggiando linearmente su ciascuna fila di bottoni e alternando apertura e chiusura del mantice. Questa tecnica è la più utilizzata per l’esecuzione di musiche del Nord Europa, ma è poco sfruttata nelle musiche del nostro Centro-Sud (ad eccezione del saltarello, dove il “gioco di mantice” caratterizza una parte precisa del ballo).
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E’ possibile modificare la tastiera dell’otto bassi per poterlo suonare come un due bassi?
In effetti con una semplice modifica, che consiste nel girare al contrario le ance che corrispondono al 5° bottone della fila interna, si può ottenere una diteggiatura identica a quella del due bassi.
Considerando un otto bassi in tonalità SOL/DO, si tratta di far suonare in apertura del mantice la nota SOL del 5° tasto (che normalmente suona in chiusura) e viceversa la nota LA deve suonare chiudendo il mantice.
Questa modifica costa poco o niente, perché occorre solo montare al contrario due ance (tre, se c’è il cambiavoce) ed è vivamente consigliata perché, oltre a dare l’effetto “due bassi”, consente di sfruttare pienamente le possibilità tonali ed armoniche dell’organetto a otto bassi, e rende più regolare e scorrevole l’esecuzione dei brani grazie alla diteggiatura incrociata sulle due file di tasti (senza comunque precludere la possibilità di suonare “di mantice”).
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